Immagina di essere nel cuore delle Valli di Lanzo, davanti all’Uja di Bessanese, la montagna che svetta imponente in tutta la sua bellezza.
La sua sagoma elegante diventa teatro di un racconto che intreccia roccia e emancipazione.
Alla fine dell’Ottocento, quando alle donne era ancora negata gran parte della libertà di movimento e di scelta, alcune figure coraggiose iniziarono a sfidare non solo le pareti della montagna, ma anche i pregiudizi della società.
Emilia Semeria Boyer, nel 1895, fu la prima a raggiungere la vetta, lasciando una bandiera rossa come segno di presenza femminile in un mondo dominato dagli uomini.
Dopo di lei, altre donne seguirono: Cazzani nel 1902, Ottavia Dumontel nel 1903, Rosalina De Bernocchi nel 1907, fino a Cristina Silvetti che nel 1910 salì completamente da sola, senza guide né portatori.
Ogni nome è una tappa di un cammino che non riguarda solo l’alpinismo, ma la conquista di uno spazio di autonomia e dignità.
Le gonne pesanti, gli sguardi scettici, le regole sociali: tutto diventava ostacolo, eppure la montagna si trasformava in simbolo di libertà.
Così la Bessanese per le donne non è stata soltanto una cima da scalare, ma un racconto di emancipazione.
È la storia di donne che hanno inciso il loro passo sulla roccia e nella memoria, aprendo la via a chi, dopo di loro, avrebbe potuto guardare la vetta non più come un confine, ma come un orizzonte.
Questa ed altre storie ti aspettano…..